sabato 2 gennaio 2010

HAPPY BIRTHDAY MR. SALINGER

Da parecchio tempo ormai, il mio modo di cominciare l’anno è fare gli auguri a J.D. Salinger. Lo faccio tra me e me quando finisce il conto alla rovescia, e tutti brindano e si baciano. Ieri il vecchio matto ha compiuto 91 anni. Ha pubblicato il suo ultimo racconto nel 1965 e poi è sparito dalla circolazione: da allora tace e non si fa vedere, ma non sembra che abbia smesso di scrivere, anzi dice la figlia che in casa ha abbastanza inediti da riempire una biblioteca. Lui non sarebbe per niente contento di saperlo, ma a mezzanotte io lo penso per un po’ e mi sento meglio. Penso a lui, a Holden, a Buddy e Seymour, a Esmé e Sybil e penso: vivete ancora a lungo, dovunque voi siate. Nelle vostre celle monastiche, nelle vostre capanne sull’albero, nelle vostre grotte bananifere, nei vostri taxi e camere d’albergo e vasche da bagno. Poi torno nel luogo in cui mi trovo, e mi dedico anch’io a brindare e baciare.

***

Finalmente presi una decisione, la decisione di andarmene. Decisi che non sarei più tornato a casa e che non sarei mai più andato in un’altra scuola. Quello che dovevo fare, pensavo, era andare all’Holland Tunnel e farmi dare un passaggio, e poi farmi dare un altro passaggio, e poi un altro e un altro, e in pochi giorni sarei arrivato nell’ovest, in qualche bel posticino pieno di sole dove nessuno mi conosceva e mi sarei trovato un lavoro. Pensai che potevo trovar lavoro in qualche stazione di rifornimento a mettere benzina e olio nelle macchine. Ma non m’importava che genere di lavoro. Fintanto che loro non mi conoscevano e io non conoscevo loro. Quello che dovevo fare, pensai, era far finta d’essere sordomuto. Così mi sarei risparmiato tutte quelle maledette chiacchiere idiote. Se qualcuno voleva dirmi qualche cosa, doveva scrivermelo su un pezzo di carta e ficcarmelo sotto il naso. Dopo un po’ ne avrebbero avute piene le tasche, e per il resto della vita non avrei più sentito chiacchiere. Tutti avrebbero pensato che ero un povero bastardo d’un sordomuto e mi avrebbero lasciato in pace. Mi avrebbero fatto mettere olio e benzina nelle loro stupide macchine, e in cambio mi avrebbero dato un salario, e con quei soldi io mi sarei costruito una capanna da qualche parte e ci avrei passato il resto della mia vita. Me la sarei costruita vicino ai boschi, ma non proprio nei boschi, perché volevo starmene in pieno sole tutto il tempo. Mi sarei fatto da mangiare io stesso, e in seguito, se volevo sposarmi o qualcosa del genere, avrei incontrato una bella ragazza, sordomuta anche lei, e ci saremmo sposati. Sarebbe venuta a vivere con me nella capanna, e se voleva dirmi qualcosa doveva scriverlo su un maledetto pezzo di carta, come tutti gli altri. Se avessimo avuto dei figli li avremmo nascosti in qualche posto. Potevamo comprargli un sacco di libri, e insegnargli a leggere e scrivere.

J.D. Salinger, Il giovane Holden, 1951

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