mercoledì 17 marzo 2010

NOI

Vediamo se qualche lettore mi aiuta. Sto mettendo a posto una lezione che è il mio cavallo di battaglia, quella sul narratore collettivo. Ovvero: scrivere usando la prima persona plurale. Da un po’ di tempo scavo nella mia biblioteca alla ricerca di libri da portare a esempio, romanzi e racconti in cui il noi stia a indicare soggetti collettivi diversi, e a svolgere diverse funzioni narrative. Vorrei comporre una piccola antologia sul tema. Ecco quello che ho trovato finora.
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Gustave Flaubert, Madame Bovary (1856)
Capitolo 1
Stavamo nell’aula di studio quando entrò il preside seguito da uno nuovo, e da un bidello che portava un grosso banco. Quelli che dormivano si svegliarono, e tutti si alzarono in piedi, come colti in pieno lavoro. Il preside ci fece segno di metterci a sedere.
Soggetto: la classe di Charles Bovary.
Funzione del noi: emarginazione da un gruppo, isolamento sociale.
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Ernest Hemingway, Addio alle armi (1929)
Capitolo 1
Sul finire di quell’estate abitavamo in un villaggio dove al di là del fiume e della pianura si vedevano i monti. Nel letto del fiume ciottoli e ghiaia erano asciutti e bianchi nel sole e l’acqua correva limpida e azzurra nei canali. La pianura era ancora ricca di messi, aveva molti frutteti e in fondo salivano le montagne brune e aride. Si combatteva lassù, di notte scorgevamo le vampe dei cannoni.
Soggetto: una brigata dell’esercito italiano.
Funzione del noi: appartenenza a un gruppo, spirito di corpo.
Capitolo 37
Quell'autunno la neve si fece aspettare, abitavamo in una casa di legno bruna nella pineta addossata alla montagna, di notte gelava e trovavamo un sottile strato di ghiaccio sulle due brocche la mattina. Seduti sul letto a mangiare, vedevamo il lago e i monti oltre il lago sulla riva francese e sotto le cime segnate di neve l'acqua era d'un colore grigio-azzurro d'acciaio.
Soggetto: una coppia.
Funzione del noi: la famiglia in contrapposizione all'esercito, dopo aver disertato. Affetto coniugale vs. spirito di corpo.
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John Cheever, Addio fratello mio (1951)
Racconto
La nostra è una famiglia che è sempre stata spiritualmente molto legata. Nostro padre è morto annegato in un incidente in barca a vela, quando noi eravamo ancora ragazzi, e nostra madre ha sempre sottolineato che i nostri rapporti famigliari hanno una sorta di stabilità che non ritroveremo mai più altrove.
Soggetto: una famiglia borghese.
Funzione del noi: senso di unità famigliare.
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Agota Kristof, Il grande quaderno (1986)
Nell’edizione italiana è la prima parte della Trilogia della città di K.
Arriviamo dalla Grande Città. Abbiamo viaggiato tutta la notte. Nostra Madre ha gli occhi arrossati. Porta una grossa scatola di cartone, e noi due una piccola valigia a testa con i nostri vestiti, più il grosso dizionario di nostro Padre, che ci passiamo quando abbiamo le braccia stanche.
Soggetto: due gemelle.
Funzione del noi: identità doppia o simbiosi dei gemelli.
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Jeffrey Eugenides, Le vergini suicide (1993)
Tutto il romanzo.
Funerali, nella nostra cittadina, non ce n’erano mai stati, almeno dalla nostra nascita in poi. La maggioranza dei decessi risaliva alla seconda guerra mondiale, quando noi non esistevamo e nostro padre era la foto in bianco e nero di un giovanotto incredibilmente magro: papà su una pista di atterraggio costruita nella giungla, papà brufoloso e tatuato, papà che scriveva lettere d’amore alla ragazza che sarebbe diventata nostra madre.
Soggetto: una compagnia di ragazzini.
Funzione del noi: appartenenza a una generazione, a una classe sociale piccolo borghese e al genere maschile. Conformismo, nostalgia.
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Alessandro Baricco, Emmaus (2009)
La prima parte del romanzo.
Abbiamo tutti sedici, diciassette anni - ma senza saperlo veramente, è l’unica età che possiamo immaginare: a stento sappiamo il passato. Siamo molto normali, non è previsto altro piano che essere normali, è un’inclinazione che abbiamo ereditato nel sangue. Per generazioni le nostre famiglie hanno lavorato a limare la vita fino a toglierle ogni evidenza - qualsiasi asperità che potesse segnalarci all’occhio lontano.
Soggetto: un gruppo di amici.
Funzione del noi: appartenenza a una generazione, a una classe sociale piccolo borghese, al genere maschile e alla chiesa cattolica. Conformismo, identità religiosa.
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A chi mi indica altri brani prometto eterna riconoscenza.

27 commenti:

  1. Ciao,
    i primi che mi vengono in mente, spero di non sbagliare qualcosa.
    Lorenzo

    Joshua Ferris "E poi siamo arrivati alla fine" (Neri Pozza, 2006, edizione italiana).
    Tutto il romanzo.
    Soggetto: gruppo di colleghi di lavoro.

    Ed Park "Maledetti colleghi"
    (Fazi, 2008, edizione italiana)
    Tutto il romanzo.
    Soggetto: gruppo di colleghi di lavoro.

    George Saunders "Quercia del Mar"
    (da "Pastoralia", Einaudi, 2001, edizione italiana).
    Racconto (solo l'inizio).
    Soggetto: gruppo di colleghi di lavoro.

    Davy Rothbart "Prima neve"
    (da "Il surfista solitario del Montana"
    Coniglio Editore, 2007, edizione italiana).
    Racconto.
    Soggetto: gruppo di detenuti.

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  2. ciao lorenzo, grazie!
    ho recuperato saunders e rothbart dalla mia biblioteca. di ferris ho sentito molto parlare, ma non ce l'ho. vale la pena?
    raccolgo qualche altro titolo e poi aggiorno la lista.

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  3. "Noi eravamo contenti del nostro quartiere. Posto al limite del centro della città, il Quartiere si estendeva fino alle prime case della periferia, là dove cominciava la via Aretina, coi suoi orti e la sua strada ferrata, le prime case borghesi, e i villini." (Vasco Pratolini, Il Quartiere)

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  4. Consigliare un libro è sempre una cosa impegnativa (tu, infatti, lo fai molto bene, si vede un grande lavoro dietro).

    Joshua Ferris: per me ne vale la pena. Considera, però, che faccio un lavoro impiegatizio e quindi questo romanzo mi ha offerto una compagnia dolceamara.

    Se non avessi tutti i libri stipati negli scatoloni causa trasloco in casa nuova, consulterei qualcosa in più. Ma se mi vengono in mente altri titoli, mi faccio sentire.
    (Spero, invece, di essere di ritorno da Trieste in tempo per venire a vedere la presentazione del tuo libro, questa domenica)
    Lorenzo

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  5. - Noi - riprese la Volpe - non lavoriamo per il vile interesse: noi lavoriamo unicamente per arricchire gli altri.
    - Gli altri! - ripeté il Gatto.

    (Carlo Collodi, Pinocchio)

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  6. ciao marco,
    grazie per questo contributo spiazzante (sono sempre i migliori). però sto cercando dei brani più lunghi: un intero racconto o un romanzo, o almeno un capitolo scritto col "noi". vorrei proporlo come alternativa alle classiche voci narranti, la prima o la terza persona singolare.

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  7. Un po' off topic, ma anche no.

    Secondo me alla lunga quello di Ferris* annoia un po', meglio allora quello di Park**, "stessa cosa", ma più "asciutta".


    * http://subliminalpop.splinder.com/post/20566236
    ** http://subliminalpop.splinder.com/post/18625738

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  8. Oltre a quelli già detti, mi viene in mente soltanto Il signore della fattoria di Egolf Tristan (ed Frassinelli) scritto dall'inizio alla fine per oltre 400 pagine in prima plurale.
    Vorrei segnalarti, sempre per Frassinelli, un libro singolare, che magari conosci: Tutto da Sola, di Lorrie Moore, che sono racconti scritti in seconda persona plurale (esperimento che io non mai più trovato in letteratura...).

    Un saluto

    Luca

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  9. simone: anch'io mi ero fatto l'idea che ferris fosse un po' vuoto. magari comincio da park.
    luca: grazie del consiglio. non conosco tristan e lo cercherò. lorrie moore è una pietra miliare per me, ma il romanzo più famoso in seconda persona (singolare, non plurale) credo sia "le mille luci di new york" di mcinerney. racconti singoli invece ce ne sono molti (uno anche mio, ora sparatemi pure).

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  10. Il signore della fattoria è una grande romanzo. Ignorato, ma grande (superiore al debutto di Ferris, per i miei gusti).
    Concordo con il giudizio su Ferris, e continuo a pensare che sia una buona lettura (andava tagliato? ha parti noiose? sì, probabile, anche se non mi dispiacciono le imperfezioni dei romanzi). C'è una malinconia in Ferris che mi ha preso, qualcosa che ha superato il cinismo, qualcosa legato al modo di far parlare i personaggi. Ed Park è sicuramente più divertente, ma alla fine mi è sembrato dicesse di meno.
    Lorenzo

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  11. Ciao :-) Io ti segnalo "Il grande Meaulnes": il primo capitolo si apre col "noi" (inteso come la famiglia del protagonista); il "noi" lo si ritrova poi, poco dopo, nelle scene di scuola (come in "Madame Bovary"); in questo romanzo si usa il "noi" quando si vuole sottolineare la diversità e la singolarità di Meaulnes, il suo essere speciale rispetto agli "altri".

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  12. 1. Joseph Conrad, "Il negro del Narcissus" - inizia con la terza persona, a circa un quarto della storia passa alla prima plurale e poi alterna le due narrazioni. Tutto il romanzo è incentrato su questo conflitto, tra l'individualità e lo spirito di gruppo.

    2. Faulkner, il racconto "Una rosa per Emily" nella raccolta "Otto storie di Yoknapatawpha".

    3. Joyce Carol Oates, "la ballata di John Reddy Heart". la coralità della prima parte del romanzo serve a costruire la multisfacettata figura dell'irresistibile protagonista.

    4. Silone, "Fontamara". Il noi narrante è quello dei 'cafoni'

    "Il signore della fattoria" di Tristan mi era piaciuto molto.

    bo

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  13. ragazzi come sono indietro!
    dunque pare che debba leggere a tutti i costi "il signore della fattoria". domani lo prendo. grazie ilaria e grazie bo, sono contento di averti qui. subito dopo tocca a conrad.

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  14. E poi anche questo:

    "Avevamo una casa su un albero, un grande olmo che sovrastava un terreno vuoto a Castle Rock. Oggi in quel lotto c'è una società di traslochi, e l'olmo è scomparso. Progresso. Era una specie di circolo sociale, anche se non aveva nome. Eravamo cinque, forse sei, i fissi, più qualche altro di passaggio. Li facevamo salire quando c'era una partita a carte e avevamo bisogno di sangue fresco" ecc. ecc. (Stephen King, "Stand by me").

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  15. uhm, però mi avvedo ora che Stand by me è anche in terza... vabbè, ci ho provato. torno alle mie faccende.

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  16. Avendo provato a scrivere qualcosa, ho trovato superbo(sebbene off-topic, scritto in seconda singolare) un racconto breve di Michael Cunningham chiamato Mr.Brother. Trovo questo esercizio molto sbloccante, almeno per me.

    Chissà se esistono le memorie del Mago Otelma, lui con la prima plurale è un tutt'uno...

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  17. Paolo, ti segnalo dalla raccolta "la casa dei fantasmi" di Charles Dickens il racconto "L'albero di Natale"

    Jack London: "Le morti concentriche".
    Fulvia.

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  18. Probabilmente l'autunno dell'innocenza (Stand by me), il racconto di Stagioni Diverse (un capolavoro!) di Stephen King ma ora non ce l'ho sotto mano. E' anche molto bello e per molti versi mi ricorda qualcosa nella tua scrittura. Senz'altro, in ogni caso, è da leggere!
    Matteo

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  19. ciao davide e matteo: il noi di "stand by me" in realtà dura molto poco, diventa quasi subito un io (ed è un peccato).
    grazie fulvia per queste altre indicazioni!
    vedo che la sfida è stata ampiamente raccolta, me ne farò venire in mente ancora.

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  20. capitano, libro preso.
    spettacolo!
    matteo

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  21. in "conoscerete la nostra velocità" di eggers il narratore usa spessissimo la prima plurale perché è in viaggio col compare hand.
    un esempio? a pag. 126 dell'edizione tascabile (e a pag. 118 dell'edizione in brossura, ne ho due copie per sbaglio), da "il sole stava lentamente tramontando" a "forse ancora qualcosa di più inquietante".
    poi trovo bella assai questa citazione che ho trovato su anobii e che però non so ritrovare nel libro, mannaggia: "che cos'è che volevamo? volevamo il mondo più piccolo, anzi più grande, anzi uguale, basta che cambiasse, che progredisse. la verità è che non sappiamo quello che vogliamo".

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  22. Da Undici Solitudini di R. Yates, il racconto Jody ha il coltello dalla parte del manico.

    ciao
    Gianluca

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  23. Caro Paolo

    quando insegno il "noi" a scrittura, io porto sempre qualche pagina di Se questo è un uomo di Primo Levi: perché il "noi" (i prigionieri) è contrapposto al "voi": i nazisti. In nessun libro ho trovato finora uno strazio così grande nell'uso delle "persone plurali" (c'è il racconto di un'impiccagione se non sbaglio che è terribilmente significativa)

    buon lavoro, compagno di viaggio

    enrico

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  24. guarda guarda cosa mi capita sotto il naso...

    "non si dovrebbe mai dare un noi per scontato quando si guarda il dolore degli altri" Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri, Mondadori, p. 10

    enrico

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  25. Se non ricordo male, "Aden Arabia" di Paul Nizan - bellissimo libro - ha molte parti, se non capitoli interi, in secondo persona plurale.
    Ti faccio i complimenti per il blog, ti leggo sempre e sono curiosissima dei tuoi libri, che spero di iniziare a leggere presto, magari partendo dall'ultimo. :-)

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  26. Ops... Errata corrige: volevo ovviamente dire 'prima persona plurale'. ;-)

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  27. Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides.

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