sabato 3 aprile 2010

FAT CITY


Ho appena finito di leggere Fat City, il romanzo di Leonard Gardner che ispirò il film di John Huston del 1972. Questa volta sono indeciso: sia il libro che il film sono capolavori. È la storia di due pugili, Ernie Munger e Billy Tully, e di una cittadina della California settentrionale nei tardi anni ’50. Stockton, dalle parti di Monterey. Quella regione è celebre per i campi di lattuga, cipolle, pomodori, ed è popolata in gran parte da messicani che campano facendo i raccoglitori a giornata. Anche Ernie e Billy, dopo le loro frequenti sconfitte e ancora più frequenti sbronze, si presentano all’alba nel parcheggio degli autobus per essere portati nei campi. Billy ha ventinove anni ma sembra già vecchio: è separato dalla moglie, beve troppo, convive con un’alcolizzata che ha portato via a un altro uomo, ha lasciato la boxe dopo un incontro perso che secondo lui era truccato. Una sera fa a pugni in un bar e si convince che, con un po’ di allenamento, potrebbe tornare a combattere. Il giorno dopo va in palestra e le prende da Ernie: diciannove anni e una ragazza incinta, una buona promessa della boxe locale il cui futuro si prospetta del tutto simile al passato di Billy. Le loro vite parallele potrebbero essere due momenti della stessa, a una decina d’anni di distanza, ed è una vita che si dipana tra bar, campi di cipolle, palestre polverose, pensioni da quattro soldi, umanità alla deriva.

Forse la scena più bella di tutto il libro è questa: quando Billy Tully torna a combattere, il suo procuratore non trova di meglio che organizzargli un incontro con Arcadio Lucero, pugile messicano che qualche anno prima era famoso come picchiatore. L’avversario è temibile, però il tempo è passato anche per lui. È un vecchio professionista che combatte da quando era un ragazzino, e la rabbia iniziale con il tempo si è stemperata in una prudente saggezza da lavoratore. Per lui conta tenersi in forma, trovare incontri remunerativi e non ferirsi in modo grave, non tanto per paura del dolore quanto per non restare fuori dal giro. Il problema è che, per risparmiare, Lucero arriva dal Messico a Stockton in corriera. Il viaggio è lungo e faticoso e nel tragitto lui mangia qualcosa che gli fa male. Forse una testa di mucca arrostita che ha comprato dal finestrino (dico: una testa di mucca arrostita. Se non vi bastasse, sappiate che il vecchio Arcadio la rosicchia tenendola per un corno). Il giorno dell’incontro ha una forte dissenteria e le gambe di piombo: cerca di combattere senza muoversi troppo, facendo ricorso a tutti i trucchi che conosce, ma Billy alla terza ripresa gli molla un montante allo stomaco e si accorge che quello è il suo punto debole, continua a lavorarlo laggiù e lo manda al tappeto. Non che lui finirà meglio, comunque.

L’unico romanzo di Leonard Gardner è proprio un bel libro, e oggi mi chiedevo: quali sono le cose migliori che ho mai letto sulla boxe? Ecco la mia classifica. Per primo F.X. Toole, Lo sfidante (è la raccolta di racconti che ha ispirato Million Dollar Baby). Secondo Thom Jones, con ben due titoli: Il pugile a riposo e Sonny Liston era mio amico. Terzo Craig Davidson, Ruggine e ossa. Fuori concorso c’è un grande racconto di Jack London, Una bella bistecca, e un paio dei miei preferiti di Hemingway: Il lottatore e La luce del mondo (un racconto di cui Ernest disse sempre che piaceva solo a lui: no, Hem, è piaciuto anche a me!). Ora dovrò capire dove mettere Fat City.

Leonard Gardner, Fat City, Fazi 2006

5 commenti:

  1. Pironti ha pubblicato, anni fa, un bel volume LIBRI E CAZZOTTI. Carol Oates ha scritto una bella biografia su Mike Tison, Oliver Adam (Peso leggero) ha scritto una storia annoiante, e forse, anche se ha la pretesa di essere un reportage sugli ultimi mesi di vita di Sonny Liston, Il diavolo e Sonny Liston di un certo Nick Toches.

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  2. Buonasera. Sto leggendo il suo libro su NY. Mi piace molto. Non ho saputo resistere al richiamo di copertina. Mi basta leggere il nome di questa città su qualsiasi cosa per calamitare la mia attenzione. Poi ho scoperto che c'è dentro un dvd con alcune interviste di cui avevo già visto ampie sezioni su una tv satellitare qualche anno fa. Questo mi ha deluso però poi leggendo ho capito di non aver preso una sola. Mi piace molto il suo sguardo sulla città che non ho mai visto e che forse mai vedrò (per motivi economici ovviamente). Per ora sono al secondo capitolo che però sto rileggendo perchè troppo pieno di suggestioni. Leggerò anche Melville .... si lo so è strano ma non l'ho mai letto ... forse aspettavo che qualcuno me lo suggerisse in modo così deciso. A presto!

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  3. ciao cletus, grazie per i consigli. ho letto solo il libro della oates che in effetti ha pagine grandiose, ma mi sembra un'opera incompleta per tanti motivi (non ultimo il fatto che abbandona tyson a metà carriera).
    anonimo, grazie! ho proposto io di inserire il dvd nel libro e non ho mai pensato di rifilare una sola, anzi è un lavoro di cui vado orgoglioso. melville è stato una scoperta tardiva anche per me, ma credo sia uno di quegli scrittori che si apprezzano meglio a una certa età.

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  4. Capitano buonasera, sono l'anonimo ma non per mia volontà. Mi sono accorto di non essermi firmato solo dopo aver inviato il commento. Ho appena finito di leggere il libro .... e diciamo che mi sono segnato una decina di libri che intendo acquistare e leggere prima o poi. Ho letto tanta letteratura americana contemporanea ma forse cose meno mainstream. Molto Roth e alcuni dei nuovi. Ti volevo chiedere un consiglio ... se volessi acquistare un testo di storia della letteratura america del Novecento, sapresti darmi un'indicazione? Giovanni (Napoli)

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  5. Caro Capitano,
    mi sono portata il tuo libro “New York è una città senza tende” da leggere durante le vacanze e da sotto la pergola ho fatto un viaggio a N Y.
    Sapevo che era un bel libro, lo avevo capito dal prologo che avevo letto velocemente a Milano.
    Mentre anch’io seduta in giardino, anch’io (quasi) vecchia, leggo la poesia di Grace Paley, sento il desiderio di dirti che il libro non è solo bello ma appassionato, generoso, ricco d’amore e sentimenti.
    Mi sono sentita presa per mano nelle strade della tua Gotham, ad orientarmi guardando il sole tra vicoli, ponti, librerie, giardini; ho assaporato il gusto amaro delle birre del signor MCSorley, gli odori e i rumori di N.Y. hanno risuonato nelle mie orecchie.
    Ho apprezzato testi di scrittori a me sconosciuti, riletto brani di scrittori amati, imparato che i tombini di N.Y fumano perché c’è una centrale che distribuisce vapore per riscaldare i grattacieli, che in primavera piove tanto quanto da noi quest’anno; che Manhattan riflessa nell’acqua può provocare tanta emozione da dire : “ lo sciabordio delle onde è un panno di velluto steso sulle chiacchiere dei commensali, il tintinnare di posate e bicchieri, gli ottoni dell’orchestrina.” la più bella e poetica immagine che ho letto negli ultimi tempi. Grazie.
    Fulvia

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