sabato 7 maggio 2016

LO SCRITTORE E IL RIFUGIO

Da un po' di tempo mi gira per la testa l'idea di un laboratorio di scrittura sul paesaggio. Se ci penso mi sembra che questo sia il filo delle mie letture degli ultimi anni, da Hemingway a Karen Blixen, da Thoreau a Sylvain Tesson, da Chatwin a tutti gli altri vagabondi come lui. Non importa che abbiano scritto romanzi, memorie o diari di viaggio, né che raccontino di boschi o città, paesi abitati per molti anni o attraversati in un giorno: i luoghi sono l'oggetto del loro sguardo e scrivere è un tentativo di coglierne l'anima. Non è facile riuscire a dire che tipo di talento sia. È necessario saper guardare, prima di tutto. E amare quel che si osserva, altrimenti non c'è alcun motivo per fare la fatica di scriverne. E poi sapersi nascondere e svelare il giusto, perché si finisce sempre per raccontare, insieme ai luoghi, se stessi. Si tratta, in fondo, del rapporto tra un dentro e un fuori: dove il fuori è il paesaggio, il dentro sono io, e scriverne significa esplorare entrambi.

Ora io so una canzone dell'Africa - pensavo - una canzone della giraffa e della luna nuova sdraiata sul dorso, dell'aratro nei campi e dei visi sudati dei raccoglitori di caffé - ma sa l'Africa una canzone che parla di me? Vibra nell'aria della pianura il barlume di un colore che ho portato, c'è fra i giochi dei bambini un gioco che abbia il mio nome, proietta la luna piena sulla ghiaia del viale un'ombra che mi somiglia, vanno in cerca di me le aquile del Ngong?

Un laboratorio così non si può fare in città. O forse lo potrebbe fare qualcun altro, ma non io: la mia palestra dello sguardo, come diceva un fotografo che amo molto, è la montagna. Così ho pensato di farlo nei rifugi alpini. Ma i rifugi veri, non i ristoranti d'alta quota: quelli che distano almeno un paio d'ore di cammino dalla strada più vicina. Quelli che non stanno su montagne famose ma sopravvivono, per principio e per passione, su montagne in cui di gente ne passa molto poca. Mi piacerebbe andare lì. Ho in mente dei laboratori di tre giorni, in cui si cammina, si legge, si scrive, si sta un po' da soli e un po' insieme, si lavora, ci si riposa, si beve del buon vino. Questo è un annuncio non solo agli scrittori, ma anche ai rifugisti: cerco rifugi belli e isolati che sposino il mio progetto!

Il primo l'ho trovato: è il Rifugio Falc in Valtellina, al Pizzo Tre Signori (www.rifugiofalc.it). I giorni: 2-3-4 settembre. Cerco dieci o dodici coraggiosi che vengano lassù con me. Il luogo è piuttosto selvaggio e l'accesso faticoso: è strettamente necessario sapersi muovere in montagna in autonomia. Per informazioni sul rifugio si può scrivere a Elisa, che lo gestisce eroicamente (info@rifugiofalc.it), per tutto il resto a me. Vi aspetto.