Ho cominciato a
scrivere di Sofia nel gennaio del 2008, immaginando una raccolta di racconti su
una ragazza della mia età. Sarebbero andati su e giù per la sua vita dagli anni
Settanta in poi. Volevo che fossero il più possibile diversi tra loro: molto lunghi
e molto brevi; scritti in prima, seconda e terza persona; al passato, al
presente e se possibile anche al futuro. In uno la storia sarebbe durata
vent’anni, in un altro un giorno solo; non sempre Sofia avrebbe occupato il centro della
scena, ma anche nascosta dietro le quinte sarebbe stata la causa o l'effetto delle azioni altrui; e nel percorrere la sua vita mi sarei fermato spesso per tornare indietro,
ricominciando da un altro punto di vista. Nelle mie intenzioni ogni pezzo del
mosaico doveva poter vivere da solo, oltre che legarsi agli altri e comporre un
disegno più ampio, in modo da conservare le qualità che amo tanto nella forma
racconto - l’immediatezza, l’economia rigorosa del materiale narrativo, la
libertà di sperimentare e quel senso di illuminazione che i migliori finali possiedono - e perseguire allo stesso tempo la profondità, la complessità
del romanzo. Naturalmente non era un’idea originale. Tra i miei maestri
americani ne avevo in testa soprattuto due: Hemingway (con i racconti di Nick
Adams) e Salinger (con la saga della famiglia Glass). Altri romanzi di racconti
che ho preso a modello: Un matrimonio da dilettanti di Anne Tyler. Il Manuale
di caccia e pesca per ragazze di Melissa Bank. E poi un capolavoro che,
misteriosamente, sembra tale solo a me: Esther Stories di Peter Orner.
Questi libri li ho letti, smontati, studiati, per costruire un meccanismo
simile ma con un materiale tutto mio: una ragazza nata a Milano nel 1977, le
persone con cui è cresciuta, il mondo che gira intorno a loro.
Poi durante gli
ultimi cinque anni, mentre scrivevo, sono usciti altri tre titoli per me
fondamentali. Questi
però non sono passati inosservati: hanno vinto il Pulitzer e il National Book
Award, riempito librerie e pagine di giornali. Sono Olive Kitteridge di Elizabeth Strout
(2008), Questo bacio vada al mondo intero di Colum McCann (2009), Il tempo è un bastardo
di Jennifer Egan (2010). Tre romanzi di racconti che considero fratelli uno
dell’altro. Sono apparentati non solo dalla struttura a mosaico ma dall’idea di
usarla per rappresentare il tempo, anzi l’esperienza del tempo che è la
memoria: frammentaria, non lineare, fitta di connessioni intrecciate tra loro,
agitata da continui movimenti. Mi viene in mente la chimica, quell’altro grande
romanzo di racconti che è Il sistema periodico di Primo Levi, o uno
stagno in cui le bolle d’aria dei ricordi non smettono di salire dal fondo,
gonfiarsi e fondersi le une con le altre, a volte arrivare in superficie e
scoppiare. I racconti sono le bolle d’aria. Il romanzo è il sistema delle loro
relazioni. Lo stagno siamo noi: siamo noi a ribollire di ricordi che a volte
salgono in superficie ed esplodono, e leggiamo, scriviamo, per comprendere quel
tumulto; se non riusciamo a tenerlo a bada possiamo almeno conoscerlo un po’
meglio, imparare come funziona. Per lo meno è così per me.
Dunque avrei cambiato
stile da un racconto all’altro, saltato tra personaggi ed epoche, evitato di
seguire la vita di Sofia in ordine cronologico, come se la guardassi accadere,
ma in una specie di ordine emotivo, come se la ricordassi. Avrei lasciato buchi
e contraddizioni, come quando provi a ricostruire un vaso andato in cocci e
scopri che i bordi di due frammenti non corrispondono più. Avrei voluto
sottrarmi all’obbligo di mettere i racconti in fila, trovare il modo di farli
esistere simultaneamente, dare al lettore la libertà di stabilire un
ordine suo, seguendo la propria indole, scovando legami che
magari non ho visto neanch’io. Mi sarebbe piaciuto che l’indice del libro non
fosse stato un elenco, ma la mappa di una casa. E che il lettore avesse dovuto,
potuto, decidere come esplorarla: se entrare dalla porta d’ingresso o dalla
finestra del primo piano, se affacciarsi in cucina, fare un giro nel soggiorno,
chiudersi in bagno o fermarsi per un po’ nella stanza di Sofia. È
anche questa un’idea rubata a una delle mie scrittrici preferite, Alice Munro,
che sulla chimica della memoria ha lavorato per tutta la vita, e una volta ha
scritto: Per me una storia non è una strada da seguire, è qualcosa di più
simile a una casa. Tu ci entri e resti al suo interno per un po’, vai avanti e
indietro e ti fermi dove ti piace, scopri come le stanze e i corridoi sono in
relazione tra loro, come il mondo esterno è alterato dalla prospettiva delle
finestre. E tu, il visitatore, il lettore, sei altrettanto alterato da questo
spazio chiuso, che sia ampio e comodo o che ti obblighi a giri tortuosi, che
sia arredato in modo opulento o essenziale. Puoi tornarci tutte le volte che
vuoi, e la casa, la storia, conterrà sempre più di quello che hai visto
l’ultima volta. Ha anche un solido senso di sé: è stata costruita per una
propria ragione di esistere, non necessariamente per ospitare te.
Infine, da scrittore
di racconti mi mancava terribilmente un’esperienza del romanziere. Quella di
creare un personaggio e vederlo crescere, imparare a conoscerlo con il tempo,
trascorrere insieme a lui qualche anno della propria vita. Quel legame che
stabiliamo coi protagonisti dei libri letti, che per un certo periodo diventano i nostri
compagni più intimi, cominciano a mancarci ben prima dell’ultima riga e poi ne
parliamo agli amici come se fossero persone in carne e ossa: quanto profondo sarebbe
diventato, quell’affetto, se il libro l’avessi scritto io? Be', ho consumato quasi
duemila pagine e una decina di biro nere ma alla fine l’ho scoperto: è stato
come vivere una storia d’amore. Ecco cosa mi rimane, ora che ho messo i
quaderni in una scatola e il libro è per il mondo. Spero che sia un buon libro per chi lo leggerà, ma in un certo senso non ha nessuna importanza, perché non cambia quello che ha significato per me. Ho passato con Sofia gli ultimi cinque
anni della mia vita: abbiamo avuto momenti belli e momenti
brutti, però ci sono stati; anni intensi e pieni di passione, di scoperte e litigi
e ossa rotte; e di strade, città, canzoni, persone, case. Se ci penso me le ricordo tutte. E adesso
nessuno mi venga a dire che lei, noi, non siamo mai esistiti.
Deve essere straordinario, lo intuisco non posso dire che lo so, e per questo ti invidio da morire Capitano, ma è un invidia che somiglia a una specie di solletico e mi fa ridere di contentezza. Per non invidiarti troppo senza prove la prima cosa che farò è acquistare il libro. Mi aiuterà a riempire meglio il cassetto, e a continuare a farlo, questo lo so.
RispondiEliminaElena
Tutte queste cose in questi cinque anni hanno avuto su di me un'influenza la cui portata non ti immagini neanche.
RispondiEliminaSentiti responsabile.
Ben ritrovato caro Paolo. È già sulla mia scrivania. Il primo racconto letto sugli scalini subito fuori il negozio in via della lungaretta. Ora continuerò con calma. Molto belle anche le tue parole qui sopra. Un caro saluto,
RispondiEliminaMarco
Sono quattro anni che aspettavo. lo so, questi sono i tempi d'attesa con te...le cose belle vanno fatte invecchiare bene, come il buon liquore. Ma questa volta l'attesa è stata più spasmodica della precedente. ti ho portato con me questa estate a ny e non potevo immaginare guida migliore. e ho già sofia con me, che leggero' di nascosto nelle mie notti mantovane. questo per me è il giorno più bello da un sacco di tempo. è arrivata sofia! E grazie per tutto quello che mi ha insegnato in questi 8 anni sulla carta e qua. Dai tuoi racconti a susanna bissoli, da grace paley a quella cosa incommensurabile che è la vita. La vita vera, della quale sei uno dei narratori migliori che conosco
RispondiEliminaOrdinato... poi come da tradizione arriveranno le domande.
RispondiEliminaBellissime parole Paolo!
RispondiEliminaNe vorrei io per mostrarti la mia gratitudine : per mano tua ho letto libri stupendi e conosciuto autori straordinari . E poi ancora Gotham city e le storie raccontate da Lethem e Moody in quei DVD che visto e rivisto migliaia di volte.
Mi sento di poter dire che negli ultimi anni sei stato per me una guida preziosa!
Grazie di cuore!
Adesso corro in libreria mio capitano!
Un abbraccio
A presto
Nunzio
Appena ordinato... non sto nella pelle, sono tanto curiosa di entrare nella casa di Sofia.
RispondiEliminaComplimenti e in bocca al lupo al cammino del libro e a te.
C.
Benvenuta Sofia! e a te grazie per le cose che mi hai insegnato ad apprezzare in questi ultimi quattro anni. Vado a prenderlo.Fulvia
RispondiEliminaPS
Tienimi informata delle presentazioni milanesi.
molto interessante questa presentazione, ma in questi giorni lo presenti da qualche parte questo libro?dico a Roma e dintorni...
RispondiEliminapè
ero in libreria sabato come mi capita spesso nei tempi morti.entro,guardo,sfoglio libri nuovi che voglio comprare e vecchi letti.le parti che mi piace più rileggere sono il capitolo "sinfonia" di Moby Dick e l'epigrafe di Donne a inizio del romanzo "per chi suona la campana",da cui trae anche il titolo. per caso ho chiesto al titolare della libreria se avevano il tuo libro,mi ha indicato dove trovarlo.l'ho aperto,ho letto il primo capitolo,richiuso e rimesso al suo posto.sono uscito dal negozio e sono andato a prendere una granita al Grom,al gusto di limoni siciliani.mentre me la gustavo seduto contro un portone,in una delle ultime giornate estive per clima e luce.l'ho finito,mi soono alzato,ho fatto un riepilogo delle mie finanze presente nel portafoglio.
RispondiEliminasono tornato in libreria e l'ho comprato.
lo sto leggendo,alternandolo a "il re della pioggia" e americana",due libri che casualmente mi sono accorto che parlano infondo della stessa cosa:il viaggio.
poi quando avrò finito ti dirò,se vorrai,le mie impressioni.(naturalmente sul tuo,di libro).
filippo m.
ciao Paolo,
RispondiEliminaho appena finito di leggere Sofia. forse è presto per dirlo, ma credo che averla conosciuta sarà un fatto che porterò con me per molti anni a venire.
ci vediamo il 27 a Frascati. un abbraccio.
(dimenticavo: per Esther stories non sei il solo.)
RispondiEliminaCi sono libri che dopo averli letti dici:carino,piacevole,al massimo interessante,poi dopo poco tempo escono da te e te li dimentichi.Altri libri rimangono dentro di te e continuano a parlarti.Credo dipenda dal fatto che questi libri non sono legati all'euforia del momento,a un contorcimento mentale,a una contigenza di qualche tipo ma sono riusciti a toccare qualcosa che riguarda il sentire profondo e allora ti accompagnano e vivono con te.E' stato cosi per me con Andre Dubus(Non abitiamo più qui) e Colun Mc Cann(Questo bacio vada al mondo intero)conosciuti attraverso il tuo blog.E'stato così per Una piccola cosa che sta per esplodere,è stato così adesso per Sofia si veste sempre di nero.Ci vediamo a Pietrasanta l'11 novembre.Saluti
RispondiEliminaCapitano, grazie.
RispondiEliminaAppena inoltrato l'ordine, non vedo l'ora che il corriere suoni il campanello!!
RispondiEliminaCara "scrittrice", ora inizio la tua Sofia.
RispondiEliminaChe bello scoprire che hai amato The Girl's Guide to Hunting and Fishing: mi sembra un invito ad entrare nella tua casa!
una "lettrice" di Padova
sono arrivata qui per caso, ma confesso di essere già molto molto curiosa di andare a rompere le scatole a casa di Sofia. Spero di trovare il libro in Feltrinelli :)
RispondiEliminaFrancesca
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RispondiEliminacaterina10 novembre 2012 19:48
sono una lettrice accanita e son convinta che i migliori libri che abbia letto sin'ora son stati quelli che mi han trovata per caso (io amo dire che mi saltano tra le braccia), pèroprio come è stato per questo tuo "Sofia si veste sempre di nero".
L'ho prenotato, arriverà spero presto. Ripasserò da qui per darti le mie impressioni.
Ciao Capitano
ciao, ci siamo incontrati al pisa book festival (sono il ragazzo che aveva iniziato a leggere il tuo libro il venerdì in treno senza sapere che il sabato saresti stato ospite della fiera - se non ricordi non importa, figurati, l'ho scritto solo per presentarmi, per non risultare un anonimo internauta). ho apprezzato tantissimo il tuo libro. ho adorato lo schema narrativo (per me una novità), molto coinvolgente, come tu stesso scrivi in questo post, il lettore si trova a ricomporre la storia scovando i legami tra i vari racconti e divenendo dunque soggetto attivo. non sono rimasto affascinato solo dalla forma, anche il contenuto, la storia (o le storie) mi ha conquistato. a parer mio una notevole lettura del nostro tempo e della nostra società. complimenti e... grazie!!!
RispondiEliminaMarco
Dopo aver letto con piacere Sofia non ho resistito e ho scritto d'urgenza le mie impressioni a caldo...forse troppo a caldo, ma tant'è.
RispondiEliminaComplimenti! è stato per uno dei migliori libri letti quest'anno.
ciao e buon anno!
http://peppestamegna.blogspot.it/2013/01/sofia.html
Comprato dopo aver visto la pubblicità su Internazionale, così come mi era successo con Egan.
RispondiEliminaSubito strabilio nel ritrovare quello stile a mosaico che avevo amato così tanto in "Il tempo è un bastardo".
Poi resto rapito dal talento narrativo di Cognetti, dagli occhi di Sofia.
Ora sono lì e non voglio finirlo, perchè poi mi mancherà troppo.
chiagia (gianluca chiappini)
"...Il romanzo è il sistema delle loro relazioni. Lo stagno siamo noi: siamo noi a ribollire di ricordi che a volte salgono in superficie ed esplodono, e leggiamo, scriviamo, per comprendere quel tumulto; se non riusciamo a tenerlo a bada possiamo almeno conoscerlo un po’ meglio, imparare come funziona. Per lo meno è così per me."
RispondiEliminaAnche per me. Bellissime emozioni. Cercherò il tuo libro.
Gattalucy
http://www.anobii.com/015bf1e405613e70a6/books
Ho impiegato 4 sere per finire di leggere le ultime 20 pagine di Sofia. Proprio non volevo finirlo. Poi ho appuntato un commento in penna sulla prima pagina: 30 aprile 2013, questo è il libro che avrei voluto scrivere IO! Complimenti, davvero geniale e verosimile e coinvolgente. Ora sto leggendo quello su NYC, la mia amata città, coi miei amati autori, e anche coi fantasmi di quelli che ci hanno già lasciato. Non finisce qui. Non può finire qui. Grazie per quello che mi stai regalando.
RispondiEliminaDaniela
Ho finito di leggere ieri sera le storie di Sofia. È accaduto quello che non mi capitava da tempo. Sofia è uscita dalle pagine e ora è davvero un'amica. Una persona che ho conosciuto. Ne ho perso i contatti, e non so che ne sarà di lei, ma continuerò ad immaginarla di schiena mentre osserva un fiume o immersa in un bagno caldo, chiedendomi se poi sia riuscita a trattenere per sè un po' di felicità. Grazie Capitano per la grazia e la verità.
RispondiEliminaScrivo questo commento soltanto per ringraziarti. Erano anni che non leggevo un libro di 200 pagine in un giorno solo. Forse complice il fatto che ho terminato la tesi qualche giorno fa e con essa la mia carriera accademica che mi riempiva di preoccupazioni inconsce e mi impediva di leggere davvero. Forse perché fin dalla prima pagina, fin dalla citazione di Sylvia Plath, ho capito che il libro era Quello Giusto. Ho deciso di dargli una chance dopo aver assistito alla lettura del tuo nuovo romanzo al Milano Book City Party una settimana fa. Ammetto che all'inizio ero scettica. Dalle superiori ho questo rapporto strano coi libri: prima vivevo di essi nel vero senso della parola, e se avessi potuto sostituirli al cibo sarei stata la persona più felice del pianeta; poi qualcosa si è incrinato. Credo che la lettura di libri "costretti" a scuola rovini tutto. Ogni libro ha il suo momento, e ciò andrebbe rispettato. Sono veramente felice perché il momento di "Sofia si veste sempre di nero" era proprio questo.
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