(Questo racconto è uscito ieri sulla Repubblica. L'ho scritto l'otto marzo ed è dedicato a Grace Paley.)
Una mattina giocherellavo
con la sua schiena. Parlavamo di vecchi amori. Anzi no: lei parlava, io
camminavo con le dita su e giù per la sua spina dorsale. Il fatto è che ho
sempre pensato che i vecchi amori vadano lasciati dove stanno, non è il caso di
svegliarli dalla tomba e portarli a fare un giro. Ma alle ragazze, chissà
perché, l’argomento piace da impazzire.
Più tardi scrissi: Era
una schiena color caffelatte, e tutta ossa. Vedeva solo le pance degli uomini e
la fine delle cose. Si domandava sempre come fosse di là, dove il mondo ti
veniva incontro invece di andarsene via.
Ti sei offeso, disse,
quando le mostrai quelle poche righe.
Ma no, risposi.
Le pance degli uomini?,
disse lei. Questa non te la perdono. Schiene, pance, ossa, parli di amore e non ci
metti nemmeno un bacio.
È vero che a me piacciono
le ossa - costole, vertebre, gomiti, ginocchia, anche - ma mi piacciono pure i
baci. Tornai in cucina. Mi venne in mente la frase di Dorothy Parker sulle
sei e mezza di sera a New York. Secondo te qual è l’ora più triste della
giornata?, le chiesi ad alta voce. Come?, domandò lei dal letto, immersa in
qualche Grande Romanzo Americano. L’ora più triste, ripetei.
Ma che ne so, rispose.
Forse le cinque meno dieci.
Le cinque meno dieci
erano l’ora più triste, quella in cui tornavano i fantasmi del passato. La
schiena sussultava suo malgrado: ascoltava i singhiozzi soffocati dal cuscino,
contemplava il soffitto e ricordava. Lei una volta l’aveva visto, il futuro.
Fuori da un bar, a notte fonda, un uomo l’aveva afferrata per i fianchi e
costretta a voltarsi, e lì, durante quel bacio da ubriachi, la schiena aveva
finalmente potuto guardare avanti. Il futuro era una strada illuminata dai
lampioni, scintillante di pioggia, indimenticabile.
Ecco fatto. Però, ora che
il bacio c’era, avevo pure scoperto come finiva la storia. Mi sa che muore,
dissi tornando di là. Già mi immaginavo la schiena sdraiata su un prato. La mia
schiena color caffelatte si sarebbe addormentata guardando gli uccelli e le
nuvole, oppure le formiche e i fiori?
Lei sbuffò, posò il suo
libro sul cuscino, prese il foglio che le porgevo e leggendolo si fece tutta
seria.
Magari non muore, disse alla fine.
Già, e come?, chiesi io.
Una schiena così nostalgica.
Magari incontra una
persona gentile, disse lei. Sai com’è, a volte basta una gentilezza a cambiarti
la giornata. Mi restituì quell'inutile pezzo di carta e si rigirò nel letto, tirandosi la coperta sulla testa.
Gentilezza, gentilezza,
pensai seduto al tavolo. Non mi veniva in mente niente.
Poi sentii un impellente
bisogno di chiedere scusa. Vale come gentilezza? Scusa per questo racconto,
scusa per l’incapacità di ascoltare, scusa per come qualsiasi ricordo in cui
non ci sono mi offende, scusa per quando le provo tutte per farti sentire in
colpa. Vorrei essere quello dei baci e non delle ossa. Lasciai il racconto sul
tavolo e andai di là per dirglielo, ma la trovai che dormiva. Distesa sulla
pancia, con un braccio a coprirle gli occhi dalla luce del giorno, il gatto
raggomitolato sulla schiena.
"scusa per come qualsiasi ricordo in cui non ci sono mi offende."
RispondiEliminaquesta cosa è molto bella, Paolo.
oggi ho pensato a quando abbiamo cantato "O mia bella madunina" sulla via per Bari.
ti abbraccio,
m
touché! grazie
RispondiEliminale cinque meno dieci... post pubblicato alle 16 e 5o. Pagina 34 del giornale. Tre più quattro, sette. 7 più 10, 17 ovvero... le cinque. Alle cinque tolgo dieci, quanto ho? Le cinque meno dieci!
RispondiEliminaCome sempre, bellissimo racconto!
RispondiEliminaf
Che stupore che ho leggendoti!
RispondiEliminaComplimenti
v.
L’ora più triste per me sono le 18:30 o le 19 e non è un’ora intera ma qualche minuto per smaltire la stanchezza del giorno, per pensare a tutto ciò che vorresti ancora fare prima che finisca definitivamente la giornata, sono quei minuti tra l’arrivo a casa e la cena. È quando appoggi le chiavi, lasci cadere la borsa, saluti il tuo cane, togli la giacca accendi la tv o la radio per compagnia, vai in bagno ti guardi allo specchio, poi la cucina apri qualche anta e solo un ultimo sospiro la chiude. La schiena è uno degli elementi di una donna più sensuali e poi perché solo baci?! Il nostro modo di incurvarsi, allinearci, protendere verso qualcuno con ossa, pancia e fianchi già parla di amore a mio avviso.
RispondiElimina“Scusa per quando le provo tutte per farti sentire in colpa” questa la capisco bene.