Non è un viaggio per dimenticare, questo. Al contrario, è un viaggio per celebrare un anno lunghissimo. Mi porto via i volti di alcune persone, tra le migliaia che ho incontrato: soprattutto facce di montanari, facce della valle di Terragnolo e della valle dell'Orco, facce del grande altipiano di Asiago e di quello piccolo di Estoul, facce di Alpi dimenticate, facce d'Appennino. Mi porto via la grande festa di luglio, l'emozione inalterata di quei giorni nei boschi, il desiderio già vivo di vederne di nuovi. E mi porto via il legno e la pietra di un vecchio rudere, con le tavole del piano di sotto incrostate di letame, quelle di sopra che non reggono più il peso di un uomo, il muro a nord che da un giorno all'altro potrebbe crollare, la porta di larice con la sua chiave segreta. L'anno prossimo sarà un cantiere e tra due anni un rifugio, un luogo d'ospitalità e d'incontro, un laboratorio permanente sulla montagna, una scuola per nuovi montanari. Un nome non l'ha ancora, un indirizzo sì: frazione Fontane numero due, sarà di buon augurio per una seconda vita?
E mi porto via una storia nascente, pagine bianche, Fede e Fortuna nel cuore, la mia vecchia disciplina. Giriamo intorno alle montagne per ringraziarle, e perché continuino a darci la loro protezione.