Domani parto per Kathmandu, faccio un giro in montagna nella regione dell'Annapurna. Vorrei scrivere un diario e anche fare qualche foto. Ma questo non ha nessuna importanza, vorrei soprattutto vedere i paesi e le persone e le montagne di quella parte del mondo.
Nello zaino mi porto:
- un paio di pantaloni, due maglie, quattro paia di calze, quattro mutande, quattro magliette che non mi faranno mai soffrire il freddo (grazie, sorella).
- tuta e sacco a pelo per dormire.
- scarponi, giacca a vento, mantella impermeabile, berretto e guanti per i quattromila metri.
- borraccia, pila frontale, binocolo, macchina fotografica, accendino, coltello (un Opinel n.8 incrostato di fontina).
- medicine: amuchina per depurare l'acqua (cinque gocce ogni litro), antibiotico intestinale e fermenti lattici (speriamo che non servano), aspirine per tutto il resto.
- spazzolino, dentifricio, sapone, asciugamano.
- un cordino, forbici, ago e filo.
- libri: "Il leopardo delle nevi" di Mathiessen, "Diario di una scrittrice" di Virginia Woolf, "Lessico famigliare" di Natalia Ginzburg, "Nepal" della Lonely Planet; una carta geografica 1:100.000 della regione dell'Annapurna.
- due penne, un quaderno, un taccuino, settanta pagine stampate della storia che sto scrivendo.
- passaporto, bancomat, cento euro in contanti, orologio, chiavi di casa.
- niente telefono, niente computer.
- generi di conforto: caffè solubile, liquirizia, una fiaschetta di whisky portafortuna. La fiaschetta l'ho fotografata qui sotto.
Ci si vede in dicembre!
Ti abbraccio forte, Capitano, e ti aspetto qui.
RispondiEliminaBuon viaggio.
Sebastiano
Aspettando il tuo ritorno leggerò i libri che hai messo nello zaino.
RispondiEliminaGrazie per averne descritto il contenuto (è uno dei miei pallini).
Buon viaggio.
s
....così adesso le tue preghiere guarderanno verso est...buon viaggio!!!!!!
RispondiEliminabuon viaggio a est!
RispondiEliminaSilvia
Buon viaggio e a presto capitano.
RispondiEliminaLuigi Tuveri
Un abbraccio.
RispondiEliminaM.
Occupano come immense donne
RispondiEliminala sera:
sul petto raccolte le mani di pietra
fissan sbocchi di strade, tacendo
l’infinita speranza di un ritorno.
Mute in grembo maturano figli
all’assente. (Lo chiamaron vele
laggiù – o battaglie. Indi azzurra e rossa
parve loro la terra). Ora a un franare
di passi sulle ghiaie
grandi trasalgon nelle spalle. Il cielo
batte in un sussulto le sue ciglia bianche.
Madri. E s’erigon nella fronte, scostano
dai vasti occhi i rami delle stelle:
se all’orlo estremo dell’attesa
nasca un’aurora
e al brullo ventre fiorisca rosai.
Che anche quelle montagne possano esserti madri. E i loro abitanti, casa. Buon viaggio.
Buon viaggio, Capitano.
RispondiEliminaLivia
ciao e buon viaggio
RispondiEliminagiampiero
come posso negare che avrei voluto essere anch'io lì' (come sicuramente avranno scritto in molti prima di me) sob!
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