Neve secca, farinosa, invernale, che il vento faceva turbinare dappertutto, e arrivava a posarsi sulla soglia di casa e sulla legna accatastata contro il muro.
Ma questo cos'è, ottobre?, ho pensato.
Nemmeno i larici avevano fatto in tempo a liberarsi delle foglie.
Non ho più sentito il bramito del cervo né gli spari dei cacciatori.
Di sera sono rimasto vicino alla finestra, leggendo e guardando fuori.
I fiocchi illuminati dalle luci di casa.
Nevicava ancora, e mi ero appena messo su la cena, quando è finita la bombola del gas. La fiammella azzurra è diventata gialla, ha tremolato e poi si è spenta. Addio cena, ho pensato.
Ho incartato quattro patate nella stagnola e le ho buttate tra le braci della stufa, e dopo un'ora le ho mangiate croccanti e bruciacchiate, intingendole nel sale, col vino rosso.
Saranno state le nove e mezza quando mi ha abbandonato anche la luce. La lampadina sul tavolo si è spenta. La canzone di Toni Bruna si è interrotta a metà. Il frigo ha smesso di colpo di ronzare.
Tutta la casa è piombata nel buio e nel silenzio, a parte il crepitio della stufa e un topo che da due giorni scorrazza nel mobile della cucina. La neve fuori non faceva nessun rumore.
Io mi sono rassegnato al coprifuoco, che altro dovevo fare?
Io mi sono rassegnato al coprifuoco, che altro dovevo fare?
Ho tirato giù il divano, ho preparato il letto al bagliore della stufa, l'ho caricata per bene e me ne sono andato a dormire. Ascoltarla scoppiettare al buio mi faceva una bella compagnia.
Dopo un minuto ho sentito un cane che dal suo posto sotto il tavolo veniva a mettersi sul letto, cercando di non farsi sentire, come se potessi non accorgermi di lui. Si è accovacciato giù in fondo e ci ho infilato i piedi sotto.
Nella notte devo aver sognato di scrivere un racconto su un uomo a cui finisce tutto, il gas, la luce, la penna, e la sua vita è ridotta di colpo ai minimi termini, mentre sopra di me, fuori, intorno, nevicava e nevicava.
Stamattina il mondo era una pagina bianca.
Il cielo nitido, di quel blu reso ancora più intenso dai boschi coperti di neve.
Stamattina il mondo era una pagina bianca.
Il cielo nitido, di quel blu reso ancora più intenso dai boschi coperti di neve.
Ho fatto un giro per provare gli scarponi nuovi e appena oltre la porta di casa sono affondato fino al ginocchio. Il cane nuotava. I larici si liberavano senza preavviso al primo sole, scaricavano slavine e sotto erano verdi e gialli.
Ho fatto qualche fotografia in verticale perché mi piacevano gli alberi, la neve e il cielo. A casa ho pulito un po' di legna dal ghiaccio, ho acceso il fuoco, mi sono ricordato della bombola. Nemmeno la luce era ancora tornata. Allora ho fatto il caffè sulle braci e il pentolino si è tutto annerito sul fondo.
Quando ho aperto il quaderno la mia storia era lì che mi aspettava: ferma a ieri, a ventisette anni fa, proprio a quella riga, nel punto esatto in cui l'avevo lasciata prima che cominciasse a nevicare.
Quando ho aperto il quaderno la mia storia era lì che mi aspettava: ferma a ieri, a ventisette anni fa, proprio a quella riga, nel punto esatto in cui l'avevo lasciata prima che cominciasse a nevicare.
Che bello, Capitano, affacciarsi qui e trovare un pezzo così, una grande compagnia per me e l'occasione per rileggere qualcos'altro di tuo, quel racconto chi mi piace tantissimo che mi fa ricordare di una persona a cui voglio bene e anche in questo racconto, di un'estate di tanti anni fa, in un bosco salta la luce...e questa storia nel tuo quaderno gia' mi piace, grazie sempre. Ciao.
RispondiEliminaGià anch'io mi sono chiesta se eravamo a ottobre. Solitamente questo mese è colorato, la mia mente lo associa al rosso all'arancione, e all'improvviso lo vedi bianco. Come se la vita ti volesse dire ora mettici tu I colori che preferisci. Ora tocca a te colorare la tua realtà, dare forma a questa natura neutra e cristallina.
RispondiEliminaGrazie per avermi fatto riflettere