giovedì 22 febbraio 2018

SULL'USO DELLE FORESTE

"Strano che così poche persone vengano nei boschi a vedere come il pino vive e cresce sempre più in alto, sollevando le sue braccia sempreverdi alla luce - a vedere la sua perfetta riuscita. I più invece si accontentano di guardarlo sotto forma delle tavole portate al mercato, e considerano quello il suo vero destino. Ma il pino non è legname più di quanto lo sia l'uomo, ed essere trasformato in assi e case non è il suo impiego autentico e più elevato: non più di quanto lo sia per l'uomo essere abbattuto e trasformato in letame. C'è una legge più alta che riguarda il nostro rapporto con i pini quanto quello con gli uomini. Un pino abbattuto, un pino morto, non è un pino più di quanto il cadavere di un uomo sia un uomo. Si può dire che colui che ha scoperto i pregi dell'osso di balena e dell'olio di balena abbia scoperto il vero scopo della balena? O che colui che abbatte l'elefante per l'avorio abbia visto l'elefante? Questi sono utilizzi meschini e accidentali, proprio come se una razza più forte ci uccidesse allo scopo di fare bottoni e pifferi con le nostre ossa, perché ogni cosa può servire a uno scopo più vile oltre che a uno più elevato. Ogni creatura è migliore da viva che da morta, uomini e alci e alberi di pino, e colui che lo comprende appieno preferirà conservarne la vita anziché distruggerla."

(H.D. Thoreau, I boschi del Maine, 1864. Un contributo al dibattito sull'uso delle foreste: qui e qui due voci diverse in merito al recente testo di legge.)

foto di Loïc Seron

24 commenti:

  1. Sto leggendo in questi giorni "Vita nei boschi" e ogni pagina sarebbe uno spunto di riflessione per tutti noi.
    Ciò che scrivi è sempre d'ispirazione.

    RispondiElimina
  2. Ma un pino trasformato in assi è anche materia prima rinnovabile, da utilizzare in alternativa di quelle esauribili. E materia prima che ha accumulato grandi quantità di CO2 e che le trattiene, non rilasciandole in atmosfera, mitigando così i cambiamenti climatici... Preservare la vita di un pino è meglio di utilizzare petrolio? Non credo proprio. L'uomo può gestire in modo sostenibile le foreste con la selvicoltura, producendo legno e preservando al tempo stesso ambiente e biodiversità, proprio come hanno sempre fatto i montanari. Come la pensi tu su questo, Paolo?

    RispondiElimina
  3. https://www.google.it/amp/s/www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/22/decreto-foreste-il-presidente-mattarella-non-firmi-lennesima-legge-ai-danni-dellambiente/4180250/amp/

    RispondiElimina
  4. Ciao Luigi, io stesso vivo in una casa di legno e brucio legna nella stufa. Qui però Thoreau ci ricorda che un bosco non è prima di tutto una risorsa per l'uomo: è prima di tutto una vita in sé, e questo tendiamo a dimenticarlo. Io la penso come lui ed è lo stesso motivo per cui non mangio carne (non intendo gli animali come "risorsa rinnovabile" a uso dell'uomo, mentre questa mi pare sia la posizione dei carnivori). Tagliamo gli alberi con molta intelligenza e rispetto ma soprattutto tagliamo i consumi. Per venire all'ultima parte della tua domanda, non credo che oggi selvicultura e protezione del bosco possano davvero stare insieme: la moderna selvicultura si fa con strade e macchinari, e infatti il tema delle strade forestali è proprio uno dei punti di questa legge. Penso che, decidendo di ricominciare sul serio a tagliare i boschi, abbiamo il dovere di stabilire anche quali boschi non toccheremo più. Quello è l'unico vero bosco la cui vita è rispettata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come si può fare per mettersi in contatto con te?

      Elimina
    2. Ci troviamo in un momento storico in cui il bosco sta avanzando inesorabilmente a causa dell'abbandono delle pratiche agricole Conseguente allo spopolamento della montagna e delle campagne. Basta farsi un giro per vedere come e quanto il bosco stia aumentando (raddoppiato in Valle d'Aosta in solo 50 anni) e quanti ettari di prato e pascolo siano stati ceduti alla risorsa forestale. Sicuramente, anche per esperienza lavorativa, abbiamo un problema enorme rappresentato dal mancato utilizzo della foresta e del legno bene quest'ultimo che soltanto 60 anni fa era scarso. Lo sfruttamento delle superfici boscate attuale si limita a poche zone perlopiù servite da viabilità forestale, invece abbondano le zone marginali dove il bosco è praticamente vergine e inesploraro dall'uomo.... Dobbiamo pensare che la legna ha dato da mangiare (legname da opera) e riscaldato le generazioni passate che non buttavano neppure un rametto a differenza di oggi ove praticamente la ramaglia rimane in bosco a marcire. Il bosco proprio in quanto essere vivente non ha bisogno dell'uomo autorigenerandosi da solo ma in tempi lunghissimi e l'uomo con la selvicoltura ne interpreta e ne accellera i tempi ricavandoci da mangiare.. Proprio per rispettare la foresta ed il bene legno è nostro dovere prendercene cura ricavandoci anche un reddito. Un asse ricavato da un toppo di larice o di abete rosso è vivo come l'albero talvolta ultracentenario che lo ha generato ed è una risorsa troppo importante per essere sprecata.

      Elimina
  5. Hai mai letto nulla di Gary Snyder, Pulitzer per la poesia? Anche lui fa spesso riferimento a Thoreau...

    RispondiElimina
  6. Mario Rigoni Stern diceva che il bosco bello è il bosco coltivato e che il problema è l'abbandono delle montagne.

    RispondiElimina
  7. In Italia esistono già boschi dove il taglio è completamente vietato (le zone A dei parchi) e il 25% delle foreste nazionali è all'interno di aree protette! Nel resto dei boschi è possibile praticare una selvicoltura naturalistica fatta da tecnici seri e preparati. Le strade? Beh, servono anche per l'antincendio, il monitoraggio ambientale, il controllo del territorio...

    RispondiElimina
  8. Ciao Alberto, ecco una cosa su cui non sono d'accordo con Mario (l'altra è la caccia): trovo che i boschi che l'uomo non tocca siano meravigliosi, e sono abbastanza sicuro che gli alberi siano d'accordo con me.

    RispondiElimina
  9. Buongiorno a tutti. A me sembra che il dibattito si sia polarizzato troppo, come se prima della nuova bozza di legge non tagliassimo nulla, e ora si possa tagliare ovunque. Le norme sulla conservazione della natura, sulle aree protette, sul danno ambientale, sulla stabilità idrogeologica, sulla mitigazione delle emissioni di CO2 restano tutte intatte. Alcuni aspetti controversi della legge (come la definizione di "terreni abbandonati") sono semplicemente rinviati a prossimi decreti attuativi o alle competenze delle Regioni, che come hanno fatto finora, continueranno a emanare regolamenti forestali con norme di dettaglio che dovranno garantire la massima convivenza possibile tra prelievo del legno che si rinnova annualmente, per rispondere alle necessità della società, e conservazione degli altri importanti servizi che una foresta in piedi fornisce. Conosco molti esempi di una gestione forestale "equilibrata" di questo tipo e li posso portare a chi fosse interessato.

    RispondiElimina
  10. Ciao Paolo ,un mese fa ho divorato "Il ragazzo selvatico". Ho sognato pascoli immensi, torrenti limpidi e creste che lambiscono le nuvole. Era un periodo difficile, mi sentivo apatico e pigro. Il giorno dopo la lettura ho preso il primo auto per le terre alte e ho passato un intero giorno camminando in un bosco solo io e i rumori della natura. Impossibile descrivere le sensazioni provate. Pian piano sono entrato in punta di piedi nel ' bosco degli Urogalli' e adesso sono alle prese con Walden, testo più che mai attuale. Vivo in un grigio paesotto senza l'ombra di un albero, poco distante dai maggiori centri abitanti. Piantare alberi , creare piccole foreste nelle città sature di polveri sottili è un investimento lungimirante e necessario. Ho 18 anni e in futuro vorrei vivere e lavorare in montagna ,dopo aver studiato, per godere ogni giorno della meravigliosa natura che ci circonda, bella quanto fragile. I tuoi libri e quelli dei tuoi autori preferiti mi hanno fatto da guida e per questo occupano un posto privilegiato nella mia libreria e nel mio cuore. Con affetto, Giovanni.

    RispondiElimina
  11. Ah Giovanni, quanta gioia mi dai! Vai avanti così. Ti aspetto al festival.

    RispondiElimina
  12. Grazie per ciò che scrivi, nelle tue parole si sente la profondità della montagna e di alcune relazioni che nascono nella solitudine...
    Pure io come Gio' finito da poco Il ragazzo selvatico... In alcune parti è entrato dritto al Cuore!
    Grazie!

    RispondiElimina
  13. Buonasera Paolo.
    Circa un mese fa ho ascoltato te e Nicola Magrin ad Amatrice. Bell'incontro.
    Bè, sono curioso di sapere se l'olio Verdefoglia è arrivato nella tua baita in quota e se sei riuscito magari ad assaggiarlo su qualche bella zuppa di montagna.
    Uscirebbe fuori uno slogan con i baffi, tipo: "Anche Paolo Cognetti beve olio Verdefoglia!"ahah.
    A parte gli scherzi, siamo stati felici di donarti una piccola cosa, a te, che ogni volta che scrivi è come se "versassi bicchieri di vino ad amici lontani" (E.De Luca)
    A presto,
    Adriano


    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Paolo, non sono una montanara perchè vivo sul mare, ma la amo per molti motivi.
      Penso che la natura non abbia bisogno dell'intervento dell'uomo per regolarsi e vivere; quasi tutti gli interventi che l'uomo attua sulla natura sono dettati da sue necessità (anche se ipocritamente tenta di mascherarlo). Quindi quando sento parlare di inselvaticamento posso solo gioire!

      Elimina
  14. Caro Paolo,
    ho scritto un messaggio prima prima e, pouff, è scomparso inghiottito da un refresh del blog, forse per darmi tempo di riflettere ancora. Perché le tue parole mi accompagnano nelle settimane e mi danno modo di pensare oltre a quanto concesso dalla routine e dall’immediato presente quotidiano, grazie per questi spunti.
    Mi è così lucido che le nostre vite siano di valore e interconnesse, e guardare la situazione in modo parziale mi porta a perdere qualcosa. Mi piace come affronta la legge l’universitario, andando a fondo delle parole del testo di legge, faccio più fatica ad aderire all’intervento del politico che pare meno legato alla concretezza dei dati e più a un bisogno immediato…
    Penso che sa da un lato non può (purtroppo) esistere un bosco intonso perché le pioggie sono da noi alterate e le sue foglie e radici assorbono comunque in modo indiretto la nostra presenza, dall’altro è follia ragionare senza dare pari importanza a tutti i suoi ‘attori’, animati e inanimati. Quindi se si vuole pensare che il bosco è entrato nei paesi occorre specularmente pensare a come noi umani siamo entrati nei boschi e trovare una modalità ed equilibrio…esagero e sono utopica, possibile.
    Eppure nel ricordarmi di Walden di Thoreau c’era non solo l’aspetto della ‘natura’ e il vivere in essa ma anche un punto di vista pragmatico, forse noioso, ma necessario che teneva conto di quanto lo circondava. E così penso ai racconti di una mia Amica dei boschi in Friuli vicino alle case curati e rispettati, penso alle ‘riserve’ in cui l’uomo non può fisicamente entare in alcuni luoghi della terra, e quindi mi piace pensare che strade non polarizzate siano possibili…

    Non so se si capisce cosa voglio dire.
    Pace.
    Ti ho pensato con la nevicata di ormai due settimane fa, qui in città scendevano fazzolettini di neve che danzavano nell’aria e mi chiedevo ‘chissà se Paolo è lassù nella baita e com’è’.
    Infine ho preso in biblio un testo di Antonia Pozzi, non hai idea del regalo che mi hai fatto a conoscerla, mi è così affine…
    Ti leggo in giro e buona Primavera in arrivo con anche il gorgoglio dell’acqua.
    Serena

    RispondiElimina
  15. Paolo, ti consiglio il libro 'La vita segreta degli alberi' di Peter Wohlleben. Scoprirai i segreti più reconditi degli alberi e dei boschi intorno a te. Ti meraviglierai.

    RispondiElimina
  16. “Il decreto parte dalla premessa, paradossale e contraria all’evidenza scientifica, che le foreste abbiano sempre bisogno di una ‘manutenzione’, ossia di essere soggette a tagli, all’apertura di strade e ad altri interventi, per prevenire il dissesto idrogeologico e gli incendi” sottolinea uno dei promotori dell’appello, l’ecologo forestale Gianluca Piovesan (professore ordinario di selvicoltura e uno degli artefici del riconoscimento delle faggete secolari italiane come Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO). “Si torna indietro di secoli con principi gravissimi – continua Piovesan –, come l’articolo che consente alle Regioni di procedere al taglio forzoso di boschi privati se il proprietario li lascia invecchiare”.

    http://www.lastampa.it/2018/03/13/scienza/ambiente/storie-italiane/foreste-e-boschi-un-decreto-che-fa-discutere-9EjnzHfAD1oteYkchIKeDO/pagina.html

    RispondiElimina
  17. Caro Paolo,
    devo ammettere che l’averti trovato sta influenzando molto il modo che ho di riflettere e comprendere con più chiarezza le mie scelte, la mia vita, l’ambiente che mi circonda. Di questo te ne sono grato e per questo che ho voglia di condividere con te queste mie parole semplicemente perché di te parlano.

    La bellezza nel leggerti non sta esclusivamente nell’aver trovato un ottimo scrittore che scrivendo sa emozionarmi perché punta alle cose essenziali, perché riesce a liberarsi di molti schemi creati dalle nostre società, perché evoca luoghi e sensazioni forse a me care. Sensazioni che nella mia vita sono state molte volte stimolate da alcuni brani musicali, libri, film e altro. In questo caso è diverso.
    Con te per la prima volta, oltre a tutto questo, è iniziato un percorso, un cammino, che non termina con le ultime pagine dei tuoi libri. Va oltre. Gli scrittori, i maestri, i romanzi, i saggi, le poesia, i luoghi di cui parli sono i rifugi da raggiungere in questo bel cammino che con mia grande gioia so che non si concluderà presto (da un calcolo veloce per i prossimi mesi se non anni avrò da leggere…)

    I tuoi libri, i libri dei tuoi spiriti guida, gli articoli sul blog e tutto ciò nel quale i tuoi pensieri si manifestano è come se mi tenessero compagnia, mi confortassero e mi incoraggiassero. Tengono vivi in me quel legame profondo con ciò che troppo genericamente chiamiamo natura. Un legame che mi fa appartenere più a lei che a tutti i castelli in aria costruiti dalle società che abitiamo.


    RispondiElimina
  18. A proposito del tuo ultimo articolo “sull’uso delle foreste” ho avuto modo di rifletterci in questi giorni, spronato e provocato anche da una discussione nata durante il pranzo della scorsa domenica in famiglia.
    Tavola imbandita con carne di maiale, diligentemente allevata, uccisa, spezzata e conservata da mio suocero (supportato anche da me in alcuni passaggi). Argomento: la scelta vegana e la volontà da parte dei suoi seguaci più autentici di non fare uso di animali, in nessuna forma, di non sottometterli per scopi “meschinamente umani”. E’ un assurdità oppure no?
    Due i pensieri che sono emersi più di altri. Entrambi molto comuni e ben radicati.
    Il primo il pensiero, anzi il non-pensiero per cui non c’è da farsi troppe domande…se i nostri avi, gli “antichi”, hanno sempre fatto così ci sarà un motivo, non rimane che continuare. Questa è tradizione.
    L’altro, il secondo, anche esso ben radicato ma con origini alle quali non avevo mai dato un nome, si avvale dell’idea per la quale tutto il creato è da rispettare e lodare ma può e deve essere ad uso dell’uomo perché è l’uomo che vale di più.
    E perché…?
    Il perché mi è stato detto di andarlo a trovare nelle scritture sacre, nell’antico testamento dove “Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza” e nel nuovo testamento dove la vita dell’uomo è costata il sangue di Cristo, perciò con un valore più alto rispetto a tutti gli altri esseri viventi.
    Nonostante nutri molta curiosità e riverenza nei confronti della teologia e molta stima nei confronti della persona che mi ha rivelato il suo punto di vista, la notizia devo dire mi ha confuso e stizzito.
    Nei giorni seguenti sono rientrato sul tuo blog e ho letto e riletto le parole di Thoreau. Mi hanno illuminato come al solito e svelato il mio di punto di vista. E cioè che questa riflessione di Thoreau, come molte altre, non mi induce a seguire un credo, ne a smettere di tagliare alberi (cosa che tra l’altro mi piace e mi appaga molto per diverse ragioni) o a mangiare carne (forse smetterò…) ma sicuramente mi illuminano, mi posizionano su una dimensione diversa da quella che ci ha portato a dare tutto o quasi per scontato…ciò che è necessario non vuol dire che sia giusto ma credo altresì che sia giusto amare la vita in ogni essere vivente lasciandolo vivere come di più si confà a lui e alla sua specie..albero, uomo, animale che sia..

    E anche questo grazie a te…

    Paolo, spero mi perdonerai per essermi sbilanciato, in quanto a lunghezza, nello scrivere.
    Gli altri lettori mi odieranno, ma non importa, non dovranno leggere per forza.
    Se credi che sia inopportuno puoi evitare di autorizzarlo come commento, nessun problema.
    Questo era un modo per comunicare con te e l’ho sfruttato fino al midollo.
    Ora tacerò.
    Conto di essere al festival,
    A presto e Buon sentiero.

    RispondiElimina
  19. Buongiorno,
    Sono tornata su questo blog a leggere cosa succede in Italia con le leggi forestali. Il problema è che ci spingono a scegliere il riscaldamento a legna, ma da dove verrà tutta questa legna ? Dicono che sia una risorsa rinnovabile: va bene, ma fino a che punto ? Dicono anche che basta gestire bene la foresta, in un modo efficiente. Non ci credo. Nella mia città, siamo in 15000, e in ognuna delle città circostanti, ancora di più; e vicino c'è il mostro parigino che sempre si estende.
    Io sto guardando la betulla di mia vicina. Dalla base partono due tronchi, che si allontano prima di incrociarsi a metà altezza, stringendosi come se fossero Romeo e Giulietta. D'autunno, quando le foglie ingialliscono, sembrano pieni di monete d'oro. E quando cadono e si leva il vento, si ritrovano tutte nel mio giardino, sicché una volta all'anno, divento ricca.
    Siamo di continuo in un dilemna.

    Clarima

    RispondiElimina
  20. Buonasera, sono un tuo "nuovo" lettore (nel senso che ho cominciato a leggerti da poco con "Le otto montagne"...bello!). Ho deciso di scriverti a seguito dell'articolo presente oggi su Montagna.tv che rimanda a questo post. Sono un tecnico forestale e, appunto, mi occupo di ditte che tagliano boschi ai fini della produzione di biomasse (legno cippato): in particolare mi occupo di progettare e seguire i tagli boschivi… per questo conosco un po’ questa filiera, soprattutto nella sua fase iniziale (nonostante questo sono convintamente "biomasse-scettico"). Ho deciso di scriverti perché noto in generale una certa diffidenza nei confronti della nuova legge proprio a riguardo di questo discorso delle biomasse: quasi come se si vedesse in questa legge uno strumento per assecondare un mercato “che tira” come quello delle biomasse. In realtà la legge va contestualizzata. La tendenza in effetti è sicuramente quella di una sempre maggiore produzione di energia da biomasse boschive, ma tale tendenza non è assolutamente spontanea: esiste infatti un complesso e importante sistema di incentivazione (soldi) dell’energia da biomassa che sostiene il mercato. Senza di esso probabilmente sarebbe tutto parecchio ridimensionato e non ci sarebbe tutto questo interesse. Il VERO problema a cui la legge vorrebbe porre rimedio è l'abbandono del paesaggio rurale e dell'applicazione della selvicoltura: questa legge cerca proprio di promuovere la nascita di una vera e propria filiera forestale sia per uno sviluppo economico che per la tutela del territorio. Per questo, credo, che se non ci sarà un proseguimento serio del lavoro legislativo sull'applicazione della legge, il rischio più grosso potrebbe essere la completa ininfluenza della legge sul paesaggio.
    Volevo darti uno spunto, senza approfondire niente (c’è sempre tempo per questo). Un caro saluto.

    RispondiElimina